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L’ADDIO MANCATO

Strani tempi questi che stiamo vivendo, ci impedscono perfino di dire addio alle persone care

L’addio mancato è quello che ti lascia l’amaro in bocca, è quello che stende un velo di tristezza sul  cuore, è quello che dirotta tutti i tuoi pensieri in quella direzione, verso la persona cara che non puoi rivedere per l’ultima volta.

L’addio mancato è rabbia verso questo momento che ti impedisce di fare le cose più ovvie, che non ti permette di portare un minimo di conforto alle altre persone, l’addio mancato è cercare conforto con loro parlando di chi ci ha lasciato senza darci il tempo di prepararci.

SOMIGLIANZE

«…sentenziando che ero il ritratto sputato di papà, una cosa che mi aveva sempre riempito di orgoglio. E anche tristezza, perchè una volta la mamma mi aveva detto: «Sei la creatura al mondo che più gli somiglia. Tutte le volte che ti guardo penso a lui». Aveva sorriso, ma nei suoi occhi c’era una disperazione che non so descrivere. Un senso di fine, una nostalgia struggente che non se ne sarebbe più andata».

Sono le stesse parole che anni fa mi rivolse mia madre, e mi misi a piangere , a frignare, sentii dentro di me una profonda lacerazione, un dolore senza fine, mi sentii investita di una missione che non mi apparteneva: farglielo sentire ancora vicino.
Mi spaventai, la cosa mi spaventò immensamente, ma poi…poi ho capito che il suo dolore era più grande del mio, che il mio dolore era diverso dal suo, lei aveva perso la persona alla quale appoggiarsi, la persona che avrebbe voluto sostenere e che l’avrebbe dovuta sostenere, io avevo perso il primo amore della mia vita, il mio supereroe, io avevo perso la persona che mi capiva, ma che non sarebbe mai stato il bastone della mia vecchiaia, perchè io al fianco avevo, ed ho tutt’ora, il Ferrari, che mi sostiene e che sarà il bastone della mia vecchiaia.

Dopo la mia reazione, non me lo disse mai più, non era preparata a questa mia reazione, ma io presi consapevolezza di questa forte somiglianza sia fisica che mentale con lui, quel sottile cordone che ci aveva sempre legati, che si era interrotto, ma che per la MiaMamma poteva essere di consolazione, almeno quando mi vedeva e quando parlava con me, forse, si poteva sentire meno sola.
Adesso a distanza di anni da quella frase, qando posso vado dalla MiaMamma e mi faccio abbracciare stretta stretta e la abbraccio forte forte, stretta stretta, cercando di trasmetterle il calore di un marito perso giovane, provando ad ascoltarla e a sostenerla come lui.

Come lui che per me è un padre che mi manca tantissimo.

SILENZIO CHE TANTO NON CAMBIA

Un po’ di silenzio sarebbe ora di farlo.

Dalla era gay? Era etero?

Basta, ormai è morto, ormai i funerali in chiesa sono stati celebrati, non se ne può più di polemiche, di rimbalzi, di interviste e  contro-interviste.

Tutti a pontificare, tutti a rimarcare chi c’era e chi non c’era della Chiesa bolognese, tutti  a dare fiato alle tonsille pur di apparire nel santino.

Se Dalla era gay, era una cosa che interessava solo a lui, a noi bolognesi non è mai importato più di tanto, da noi si dice che  ognuno con la sua roba fa quello che vuole.

A noi rimane solo il rimpanto per la sua perdita.

Vuoi mai vedere che tutti questi benpensanti hanno messo le mani avanti perchè, quando moriranno loro, non ci sarà la stessa folla e lo stesso affetto dimostrato a Lucio Dalla?

Vuoi mai vedere che la loro è tutta invidia?

IO VORREI

Vorrei sbattere la testa contro al muro,svenire e riprendermi quando tutto questo dolore si sarà un po’ attenutato, non dico sparito, ma almeno attenuato un po’, per poter respirare e ricordare senza lacrime brucianti che escono senza nessun controllo, che vivono di vita propria.
Vorrei che la favola de “La bella addormentata nel bosco” diventasse realtà e riprendermi quando la strega cattiva, il cancro, sarà morto precipitando dal suo castello.