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COLPA MIA COLPA TUA

Un frase male interpretata, un discorso non capito, una persona a cui tengo che si è sentita offesa. La mia forza nel portare avanti le mie ragioni, il mio impuntarmi per far comprendere.

Ho chiarito, adesso è ora di fare un passo indietro, è ora di lasciar passare un po’ di tempo per fare decantare le cose.

La delusione

RISALIRE

Poi lentamente si ricomincia a risalire la china, spingendo con i gomiti e i piedi, aggrappandosi con le unghie e i denti ad ogni appiglio.

In questo caso l’appiglio è stato rappresentato da una persona competente che fa il suo lavoro con passione e devozione, che fa il su lavoro ascoltando e capendo quello che l’utente, in questo caso io e LaFiglia, e dandosi da fare fino all’incredibile, chiamando e mandando messaggi per tenerci informate sugli sviluppi della situazione.

Ed alla fine il lavoro di questa persona è stato premiato con una soluzione rapida del problema.

Incontrare persone così sul proprio cammino, in questi momenti complicati ed intricati, è una benedizione dal cielo, incontrare persone così scrupolose ti fa capire che la Sanità italiana, nonostante tutto, funziona ed è fatta per la maggior parte di persone pazienti, scrupolose e coscienziose.

Grazie F.F. per la comprensione, l’umanità che hai messo in questa situazone al limite del kafkiano, grazie a te ed a tutti i tuoi colleghi per l’aiuto impareggiabile che ci hai saputo dare, risolvendo in 24 ore un problema molto ingarbuliato.

Grazie alla Sanità Pubblica.

GIORNO UNO

Giorno uno e si ricomincia.

Come un anno fa, come se un anno non fosse passato.

Giorno uno stesse modalità, zona rossa, lockdown, durerà solo 15 giorni, tranquilli, lo scorso anno questi 15 giorni si sono trasformati in due mesi, dove tutto si è fermato, come se niente fosse.

Giorno uno, in un anno non abbiamo imparato nulla, come se in Italia non fossero morte 98.000 e rotti persone, non numeri, persone, una bella città, come se Arezzo, in un anno, fosse sparita, siamo tutti contro tutti.

L’anno scorso i Duri e Puri si scagliavano contro chi faceva la fila al supermercato o davanti ai negozi per fare la spesa accusandoli di fare la spesa come scusa per uscire.

Alla seconda ondata i Duri e Puri si scagliarono contro chi andava a bere il caffè al bar (non apro nessuna parentesi contro chi aveva fatto un po’ di vacanza ad agosto).

A questa terza ondata i Duri e Puri si stanno scagliando contro i proprietari dei cani, accusandoli di usare i cani come scusa per uscire.

Nessuno a metterci un minimo di impegno a fare la sua parte, che sarebbe già tanta roba.

E siamo solo al giorno uno di quindici.

Forse.

LA MIA BICICLETTA

La ia bicicletta fedele e silenziosa compagna di pedalate e non solo.

Negli ultimi giorni  la preferisco all’auto.

Mi sposto per il paese con lei.

Mi serve per arrivare a prendere il pane, la frutta, la verdura e il latte, non ho nessuna esigenza di fare vita sociale, mi tengo alla larga, non ho voglia di incontrare persone, a parte alcune che si contano sulla punta delle dita, tutto il resto a tempi migliori.

Ma la mia bicicletta ha un potere curativo.

In sella alla bicicletta pedalo, pedalo come una forsennata per smaltire la rabbia ed il nervoso che mi assale quando vedo le file dei carrelli, delle persone tutte ammassate davanti alla Coop per fare spesa, non è stata dichiarata nessuna guerra, probabilmente l’asteroide che ci sfiorerà, manco si accorgerà di noi, non siete morti di fame durante l’ultima guerra, quando il cibo era razionato con le tessere annonarie, non morirete di fame neppure adesso, gli scaffali vengono sempre e prontamente riforniti, non ve ne fate nulla di 15 buste di insalata già pronta, fra due giorni sarà da buttare, di 48 bottiglie di acqua non ho idea di cosa ve ne possiate fare, ma poi, ultima domanda: ma che frigoriferi avete in casa? Dove la stipate tutta la mercanzia che avete comprato?

E io pedalo, fortuna che il paese è pieno di piste ciclabili, che non vengono utilizzate, quindi pedalo in solitaria, pedalo fino allo sfinimento, pedalo sicura che non farò incontri, tanto sono tutti alla coop a fare spesa o impegnati a portare a casa, a piedi, con mille e mille sacchetti pieni, fermandosi ogni 5 passi per riprendere fiato.

E io pedalo maledicendo la stupidità umana che impedisce alle persone di seguire poche e semplici regole, per poter uscire da questo periodo il più in fretta possibile, maledicendo la stupidità che li spinge a far finta di niente ed a guardare solo al loro orticello, senza pensare a chi potrebbe avere problemi grossi da questa emergenza, specialmente se, con il loro comportamento insensato, si prolungherà più del necessario.

Intanto io pedalo da sola e, se non fosse che non bevo alcolici, sarebbe il momento adatto per bere sangria nel parco.

LA FATICA DI PARLARE

E’ tanta la fatica di parlare.

Per pudore, per non far preoccupare, per non annoiarmi a ripetere le stesse cose, per non riprovare stizza alle solite domande che mi vengono poste dalle stesse persone, alle quali ho già spiegato in tutte le maniere, manca solo che faccia un disegnino, ma a quanto pare è molto difficile capire che i cancri non sono tutti uguali e si dico la parola “raro”, ci sarà un motivo, non ci vuole molto a far scattare nella mente un barlume.

La fatica di parlare al vento, tanto so benissimo che al prossimo incontro saranno le stesse cose che mi diranno, nell’ordine:

– Bisgona essere ottimisti ( davvero?, sai fino ad ora ci siamo tirati smartellate sulle dita)

– Dovete essere fiduciosi nella medicina e nella ricerca (certamente, perchè tu sei un/una di quelli/e che tutti gli anni versa fior di quattrini all’AIRC, tanto per citare un ente di ricerca)

– Vedrete che andrà tutto bene e dopo non ci penserete più (noi finora siamo stati delle oche giulive)

– e l’immunoterapia? e i farmaci biologici? Li avete provati? (Come no, li trovi alla coop, spesso in offerta 3X2, cretina io che non li ho mai acquistati)

– e ma dai, non può essere così brutta come ve l’hanno detta (sei scema e non hai capito cosa hanno detto, la fai più tragica di quello che è, sei ipocondriaca)

– vedrai che dopo troveranno il tipo di chemio adatta da fare (che il tuo dio ti strafulimini, ti ho ripetuto fino allo sfinimento, conoscendoti bene, che non risponde nè a chemio e nè radio):

– ehhh, guarda la cugina del cognato del padrino del mio battesimo aveva uno di quei mali lì (si chiama “cancro”, uno di quei mali lì, per me, può essere anche un’unhia incarnita) ed è lì che si  ripresa benissimo e ha riprso ad andare a lavorare nei campi e a badare ai nipotini).

Debbo continuare?

CREDO DI AVERLO GIA’ DETTO

Tempo indietro, non ricordo se anni fa o mesi fa, l’ho già detto.

Ma è arrivato il momento di ridirlo.

Non mi si può venire a dire “Tanto tu sei abituata a vivere con ansia e paura e sai come gestire le situazioni”

No cara/o mia/o, non ci si abitua mai all’altalena sulla quale sali quando ti viene diagnosticato un cancro, che sia una diagnosi fatta a te persoalmente o ad una persona a te vicina, cara e con la quali stai condividendo la vita da 40 anni e passa.

Non ci si abitua all’incertezza, alla paura che ti attanaglia tutte le volte che vedi un cambiamento o quando aspetti di fare un esame o aspetti un esito.

Non ci si sbitua mai all’incertezza del domani, del futuro, per quanto si possa far finta di niente, per quanto si possano fare programmi a lunga scadenza, sotto sotto senti sempre quella vocina che ti ricorda di essere appeso ad un filo.

Ma stai tranquilla/o, la mia, la nostra vita ce la gestiamo benissimo, senza nessuna pelosa pietà o compassione.

Tanto noi ormai siamo abituati a questa altalena fatta di mesi o anni tranquilli, con le terapie che fanno il loro dovere, alternati a mesi in cui sprofondiamo nella paura più profonda, perchè qualcosa  è andato storto ed i medici stanno cercando una soluzione o una pezza da mettere ad una brutta situazione.

Dormi sonni tranquilli, che noi ce la mettiamo tutta da soli.

SENZA GLORIA

E’ quello che sto provando in questo momento.

Impotenza e il mio non avere fiducia in un ospedale della zona, si sta rivelando esatto.

Il mio sentire, in questo momento, è rabbia, verso la faciloneria, il pressapochismo che ho sempre riscontrato in quella struttura.

E la cosa mi fa rabbia, perchè avrei dovuto seguire il mio istinto, in quell’isante, in cui la vocina mi sussurrava “NO”.

Ma d’altronde in quel momento, la priorità era il benessere de LaMiaMamma.

In questo momento sto schiumando dalla rabbia, mi sento impotente, arrabbiata, presa in giro, delusa, per l’ennesima volta, da questa struttura, ce, fra l’altro, viene spacciata per una eccellenza, forse in altri campi, ma qui hanno proprio toppato.

Sono questi esempi che mettono in cattiva luce la sanità in Emilia-Romagna, per colpa di qualche mela bacata, ci vanno a rimettere tanti ospedali e medici attenti e precisi con la salute dei loro pazienti.

Sono molto molto arrabbiata.

LACRIME

Di rabbia, di frustrazione, di gioia.

Di rabbia  per i pensieri ed i problemi che vengono caricati da persone che non hanno nulla a cui pensare veramente, persone che non hanno una vita, ma anzichè star lì a pensare e strologare come sentirsi importanti all’interno di un condominio, fatevi una vita, uscite, andate al cinema, a teatro, a mangiare una pizza con amici, andate a fare una passeggiata all’aria aperta, così si apre anche la mente ed esce la puzza di muffa che vi alberga dentro.

Di frustrazione per il tempo passato ad ascoltare la rabbia degli altri per il caos creato da queste persone senza altra vita o pensieri.

Di gioia, e queste mandano in soffitta tutte le altre, per le parole, i sorrisi, il conforto ed i programmi futuri fatti con Gli Storici del Cadore.

La fine di dicembre è dietro l’angolo e  finalmente avremo tantissimi giorni da passare assieme in leggerezza e serenità.

Marina e Alberto stanno arrivando e con loro la felicità.

 

 

QUANDO…

..hai mille pensieri per la testa, mille situazioni che creano pensieri e stress, mal di testa da venerdì scorso.

Quando in mezzo a tutto questo marasma si infilano gli esami per il tuo follow-up annuale e ti senti una bomba ad orologeria.

Però cominci il tutto con cuore leggero e positività perchè in cuore tuo e nelala mente senti che va e andrà tutto bene, perchè sai che non può piovere sempre sul bagnato.

Ma, alla fine, c’è un ma..incontri il medico che ti fa rimanere esterefatta, incontri il medico giovane che non sa cosa voglia dire “empatia” e ribalta tutto il tuo mondo e le tue certezze.

E’ tutto a posto e niebte in ordine, perchè quedto medico, dopo avertelo detto a voce, lo scrive anche nell’esito dell’esame:

CONCLUSIONI:[…]Si spiega alla paziente la mancanza di evidenza scientifica circa l’utilità della ecografia nello screening delle neoplasie ovariche.

A voi le conclusioni del mio stato d’animo, della rabbia che ho dentro

UNA SVOLTA

Oggi è lunedì e forse è  un lunedì più lunedì di tanti altri.

Ho dormito male,sognato, forse, non ricordo, ricordo solamente un leggero senso di nausea e di insoddisfazione appena sveglia.

Quindi si prospettava una giornata malmostosa e e di cattivo umore.

Sono andata al solito bar a prendere un tè e per vedere di analizzare il perchè e il percome.

Entro è chiedo un tè, non mangio nulla, sono ancora piena di catarro e non ho mai fame.

Prendo il vassoio con tutti gli ammenicoli, mi siedo in un tavolo d’angolo, prendo fuori dalla borsa il tablet per leggere ed il telefono, non  si sa mai.

Dopo due secondi mi passa di fianco il proprietario e mi chiede “Sei molto arrabbiata stamattina?”, lo guardo senza rispondegli, ma lui deve aver sentito il mio ringhio. Intanto metto in infusione la bustina e comincio a leggere. passano alcuni minuti e, con aria indifferente, mi viene vicina la socia e, con las cusa di sistemare il tavolo al mio fianco, mi sussurra “Si vede lontano un miglio che sei arrabbiata, hai gli occhi che fulminano e i capelli….”-

Non rispondo per educazione e perchè, anche lei, non  ha nessuna colpa del mio malumore.

Finisco di bere il tè e di leggere due capitoli, mi alzo, prendo il vassoio e il portafoglio per andare a pagare.

Alla cassa c’è la solita signora con la quale scherzo sempre, mi guarda e mi dice: “Stamattina fai paura, hai lo sguardo duro che fulmina e la mascella serrata e contratta”

Ho solamente confermato, a denti stretti, che ero molto arrabbiata, senza saperne esattamente la ragione.

Sono uscita e son tornata a a casa.

Ho raccontato l’episodio ad una amica, e dopo la giornata si è rasserenata.

Ora è pomeriggio inoltrato, ma non ho ancora capito a cosa fosse dovuto tutto il mio malumore stamattina