Archivio mensile:marzo 2020

CE LA FAREMO…FORSE

La cosa sta diventando lunga, non se ne vede, per ora, ancora la fine, di 15 giorni in 15 giorni, è passato quasi un mese, almeno per noi, ultima uscita il 3 marzo.

E non sappiamo ancora quando potremo uscire di nuovo, per un giro in centro o una merenda del sabato pomeriggio.

Ma non pesa questa reclusione, adesso comincia a fare paura il dopo, la ripresa, come sarà e come ne verremmo fuori, come ne verrà fuori l’economia, quanto tempo ci vorrà per tornare, almeno, ad una piccola tranquillità.

Certamente, in questo momento, è più importante il non infettarsi, rimanere in casa per non dare la possibilità al virus di continuare a spargersi, in questo momento, qui e ora, è importante non infettarsi e non infettare gli altri, sia le persone a cui vogliamo bene, sia i perfetti estranei che ci stanno attorno, ne va della nostra ripresa sociale ed economica.

Lo ammetto, io in questo momento, sono molto spaventata dalla ripresa economica, dal dopo, dal se e come potremmo rialzarci.

In questo momento mi fa paura l’incertezza.

PARVENZA DI NORMALITA’

E’ rimasto ben poco di normalità, di quello che era normalià fino ad un mese fa, in questo momento.

Normalità di vita quotidiana, che gradatamente è cambiata, variata.

Le  nostre abitudini si sono modificate, seguendo il ritmo di questo virus che sembra non voller mollare la presa.

Sono poche le cose, le abitudini che sono rimaste quelle da un mese a questa parte.

Si cerca di non cambiare fuori, per cambiare dentro.

Sono cambiate le nostre prospettive future, le prospettive che dovranno fare i conti con gli strascichi di questa pandemia, che sta stravolgendo la nostra vita quotidiana, che ci sta facendo capire di quante cose superflue e inutili avevamo  fino ad un mese fa.

Ma qualcosa di un mese fa, di una vita fa, sono rimaste.

Poche, ma sono quelle alle quali aggrapparsi per rimanere a galla.

La mezz’ora di uncinetto subito dopo pranzo, dopo il pranzo consumato assieme, le chiacchiere, sul divano, LaMiaMetà mentre fa il pisolino ed io uncinetto, ascoltando il Tg, in quel momento tutto sembra come prima, mi aspetto sempre che alla fine del Tg e delle relative rubriche successive, lui si alzi, si stiracchi  e mi saluti per uscire, mente io mi alzo per cominciare a stirare, invece…nulla di tutto queto, lui rimane sul divano, facendo un po’ di zapping, mente io prendo in mano il libro e, ogni tanto, la mente si stacca e pensa, al perchè siamo lì, mi rimetto a leggere, ma non è normale e sento il bisogno di alzarmi e muovermi, apro il frigo e lo guardo pensando alla cena che è ancora molto lontana.

Finalmente sera, cena finita, altre chiacchiere, un pomeriggio inverosimile è passato, un pomeriggio uguale e a quello di ieri e che sarà uguale a quello di domani, e lì comincia l’altro rito che non è cambiato da un mese a questa parte: il rito del gelato, sempre gli stessi gusti (caffè, vaniglia del Madagascar e triplo cioccolato), tablet per la solita serie serale di solitari, come un mese fa, nulla sembra cambiato, finito il gelato, un po’ di uncinetto, fedele compagno di relax e riflessioni, intanto la lavastovigle ha finito, viene svuotata ed è già ora della tisana prima di coricarsi, ed un’altra giornata è finita.

A letto con il libro, un capitolo, poi buonanotte, mi concedo un sospiro e mi addormento.

Un’altra giornata di quarantena, un’altra agiornata surreale è passata.

Intanto speriamo di vederne la fine, sapendo che dopo, nulla sarà più come prima.

COSA MANCA

Cosa mi manca, cosa non mi manca.

Non manca nulla di materiale e di fisico, manca l’empatia, manca il poter vedere le prrsone che fino a ieri l’altro vedevo, manca la quotidianità fatta di alcuni punti fermi, di ripetitività giornaliera e quotidina, uguale  tutte le mattine.

Una ripetitività calmante e rassicurante.

Mi mancano gli abbracci, mi manca la Tata.

Mi mancano gli abbracci de LaMiaMamma, certo potrei andare da lei, basta l’autocertificazione, esco dal mio comune, entro nel suo dicendo che è anziana e le sto portando la spesa, ma poi? Quando arrivo non posso abbracciarla, non posso farmi abbracciare da lei, quegll abbracci che facevano tanto bene al morale di tutte due.

E se non posso abbracciare LaMiaMamma, tanto vale non vada, sarebbe troppo grande il magone che mi porterei dentro e che terrei dentro di me, da sola a casa.

Mi mancano gli abbracci.

 

SI RESTA

Si resta in casa, si sta ai detti. bisogna, si deve stare ai detti.

Ci si barcamena fra letture, cucina, televisione, uncinetto, noia, telefonate e rimpianti per quello che al momento abbiamo perso e, che fino a poco tempo fa, si dava per scontato.

Niente è più scontato, niente è più dovuto come un diritto acquisito.

Il diritto finisce, dove comincia il dovere.

E il dovere ora, qui e adesso, è rimanere in casa, sperando che serva a fermare questa pandemia il prima possibile, per poter tornare alla vita precedente.

Una telefonata dagli States riempie il cuore di emozioni, la voce di Lisa, calda e carezzevole, che chiede, si informa ed, alla fine, con aria preoccupata ed affettuosa si raccomanda a LaMiaMetà di stare riguardato, di stare in quarantena, per poter il prossimo anno rivederci.

Una mail dagli States, piena di affetto e di amore per noi tutti, una mail in cui ci si augura di rivedersi al più presto, che la loro casa sarà sempre aperta per noi, per far conoscere alla Tata la nuova cugina americana attesa per giugno.

Piccole cose, piccoli gesti, per loro, ma per noi grandi ed immensi in questo momento di frgilità, di paura, di ansia e di preoccupazioni.

“Non torneremo alla normalità, perché la normalità era il problema”

FESTA DEL PAPÀ

Oggi annaspo, oggi la quarantena mi pesa.

È la festa del papà,  ma mi manca il respiro quando ci penso,  quando me ne rendo conto.

Non sono potuta andare a salutare il mio di papà,  la quarantena ha chiuso pure i cimiteri.

Ed in questi momenti pesanti, difficili, momenti in cui tutto viene sovvertito e dobbiamo rivedere il nostro modo di vivere, la tua mancanza si fa più pesante e la tua mancanza rende ancora più difficile superare questi momenti, quegli attimi di sbandamento che arrivano ad ondate.

ALLA FINESTRA

Stiamo alla finestra, in tutti i sensi.

Aspettiamo l’evoluzione di questa quarantena, aspettiamo.

Ma, soprattutto, stiamo alla finestra, riscopriamo il gusto, perso tantissimo tempo fa, di guardare fuori dalle finestre di casa, ma senza la morbosità di allora.

Guardiamo quello che ci circonda, che fino a 20 giorni fa non sapevamo nemmeno che piante avessimo nei giardini.

Guardiamo fuori dalla finestra la campagna silenziosa e in piena fioritura.

Riscopriamo la bellezza che ci circonda, ammantata di un silenzio che, sul momento, è surreale e fa quasi male, ma poi si scoprono le bellezze del silenzio, della lentezza, della solitudine, delle strade sgombre.

fino a 20 giorni fa niente e nessuno si rendeva conto della bellezza che ci circondava, ma stando alle finestra mentre ci diamo un po’ di crema idrante alle mani, guardando con occhi nuovi il paesaggio che ci circonda, si può fare scorta di tranquillità e serenità.

Guardando fuori dalla finestra, vedendo che il mondo va avanti, nonostante la quarantena, che anche noi possiamo benissimo andare avanti, anche senza uscire tutti i giorni per socializzare, sappiamo che prima o poi finirà e tutto tornerà come prima.

tutto tornerà come prima? Ci vorrà tempo e forse, come prima, non ci sarà più nulla, avremmo riveduto tutte le nostre priorità ed esigenze.

Guardiamo fuori dalla finestra, riscopriamo un rito antico, il saluto con il dirimpettaio.

IRREALE

E’ irreale, è tutto diverso.

Il silenzio, l’immobilità di quelllo che c’è fuori dalle finestre.

E’ tutto diverso da quello che era e, probabilmnte, anche dopo sarà diverso ancora per parecchio tempo, che, tutt’ora, non sappiamo ancora quantificare.

Il rumore del silenzio, in certi momenti della giornta, è assordante.

Ci sono momenti della giornata in cui non si sente nulla e il nulla ci circonda, nessuna voce, nessuna foglia smossa dal vento, nessun uccello che canti o voli fra i rami.

Il niente, il niente più assoluto, nel silenzio e nell’immobilità più totale.

E’ surreale, non  siamo abituati a tutto il “frastuono” del silenzio, a volte gira perfino la testa per il senso di smarrimento, di irreale.

Ma basta poco, per riprendere in mano la situazione, e apprezzare questo tempo dilatato, questo silenzio che ci obbliga, quasi, a riflettere, a rivedere il nostro modo di vivere e di approcciarci agli altri, alle situazioni he fino a ieri erano scontate.

Questo silenzio rumoroso può essre l’opportunità per ognuo di noi, per pensare, guardarsi dentro, apprezzare le piccole cose, i momenti belli, brevi e fragili che tutti i giorni ci sfiorano e nemmeno ci accorgiamo del loro passaggio.

Il silenzio di questi momenti, ci può aiutare a mettere pace ai nostri pensieri, aiuta a rimettere in fila le priorità.

Facciamo tesoro di questi momenti di silenzio

TENIAMO DURO

Teniamo duro, non facciamoci abbruttire da questa reclusione forzata.

Questo momento è pesante, lascia sempre senza fiato quando ci ricordiamo che non possimo uscire, che non possiamo uscire per il nostro bene ed il bene degli altri.

Non lasciamoci abbruttire dalla sensazione di colpo di stato, di coprifuoco, prima o poi, se stiamo alle regole, passerà.

Non facciamcio abbruttire dal clima di tensione, di paura.

E allora oggi mi sono fatta l’ennesima doccia, vestita e truccata per rimanere in casa.

Teniamo duro e non lasciamoci sopraffare dalla quarantena.

NON E’ TEMPO

Non è tempo, non è giornata.

La recusione forzata debilita la mente.

Amdrà tutto bene, ma in tanto siamo alla ricerca di un minimo di serentà.

Andrà tutto bene, ma non è tempo, oggi non è giornata.

Andrà tutto bene, ne usciremo, non si sa ancora quando, ma sappiamo che ne usciremo.

Ce l’hanno fatta i nostri genitori che avevano davnti una guerra, e quella sì non sapevi quando finiva, almeno in questa pandemia abbiamo la certezza che prima o poi i piedi ce li tireremo furi.

E continuo a ripetermi che andrà tutto bene, guardo LaMiaMetà sul divano e mi dico che, finchè siamo assieme, andrà tutto bene.

 

IL TEMPO SOSPESO

Quello che stiamo vivendo da ieri sera è un tempo sospeso.

Un tempo che nessuno di noi poteva immaginare, nessuno di noi ha mai provato, pensavamo di riuscire a non risentirne, d’altronde, ci dicevamo, abbiamo superato Chernobyl nel 1986, il terremoto del 2012, invece…

Invece niente, questo è un tempo diverso.

Chernobyl ci impose delle limitazioni alimentari, ma non ci impediva di spostarci da una parte all’altra, la vita sociale, ed allora che eravamo giovani ne avevamo parecchia, non ci era preclusa, potevamo incontrare amici, parenti, conoscenti, scambiare due chiacchiere, uscire a cena.

Il terremoto del 2012 ci lasciò sgomenti, ci fece paura  perchè di notte tutto è più brutto e nero, ma una volta che ci accertammo che amici, parenti e conscenti stavano tutti bene, ricominciammo a vederci, a fare due chiacchiere davanti ad un caffè, ad uscire a cena, anche solo per una pizza, per esorcizzare la  paura.

Ma questo è un tempo sospeso diverso dai precedenti, questo tempo ci limita, ci obbliga a rimanere soli, ci obbliga a pensare, ad affrontare una situazione di ansia, di paura, di incetezza da soli, non possiamo  incontrarci personalmente, finite le pause caffè al bar, finite le colazioni con le compagne di merende, finite le ore accademiche sul divano, finiti i ritrovi in centro con l’Amica delle superiori.

Questo tempo che ci toglie la possibilità di muoverci a nostro piacimento, magari da soli, a piedi o in bici per rimettere assieme i pensieri e le paure, questo è il tempo per noi solitari, che soffriamo la voglia d socializzare che, improvvisamente, ha attanagliato tutti gli sconosciuti paesani che incontri, dove in ogni luogo, in fila, trovi sempre quello che ti deve raccontare le sue esperienze e tu non ne vuoi sapere, perchè è già abbastanza straniante il dover far la fila, a distanza, per entrare in farmacia, è già straniante il dover girare con autocertificazione per raggiungere il panettiere o il fruttivendolo.

Questo tempo sospeso che mi sta defraudando dei pranzi con la Tata e dei nostri venerdì sera passati a giocare a carte e ad ascoltare le sue ultime hit su youtube.

Ma questo tempo sospeso ha anche alcuni pregi: non devi uscire per forza, hai la scusa buona per leggere fino allo sfinimento, uncinettare non è più visto come una ribellione alla vita sociale che ti aspetta fuori dalle mura di casa.

Ma poi passerà, e ci ritroveremo di nuovo tutti assieme a ridere, di quelle risate sane che riparano lo spirito, le risate grasse che se non stai attento ti fai la pipì addosso.

Quelle risate grasse e sane che ti fanno male venire male a muscoli che nemmeno sapevi di avere.