Archivi categoria: Tumore al seno

SUONANO

Un tranquillo pomeriggio autunnale, in casa c’è silenzio, ne approfitto per leggere un po’.

All’improvviso questa quiete e rotta dallo squillo del campanello.

E’ un’amica vicina di casa che mi chiede se può entrare, se non disturba, perchè avrebbe bisogno di parlarmi.

Viste le ultime vicende personali e condominiali, la faccio entrare e accomodare.

Vedo il suo imbarazzo, la sua ritrosia, “sento” la sua paura, le chiedo se posso offrile qualcosa, mi debbo inventare la qualsiasi per sbloccarla e capire il perchè della sua visita, che mi sembra alquanto strana, ci siamo sempre incrociate fuori, sulle scale o in giro per il paese, abbiamo sempre scambiato due parole fermandoci in giardino o sopra ad una panchina in un parco del paese, non mi capacito di questo suo entrare in casa.

Finalmente dopo averle offerto tè, caffè, cappuccino, acqua o una qualsiasi bibita, mi dice che al momento non vuole niente, ha solamente bisogno di parlare.

“Sai 15 giorni fa ho fatto la mammografia con lo screening, mi hanno chamata, ho già fatto tutti gli accertamenti mi hanno diagnosticato un tumore al seno infiltrante”

Mi sono gelata, mi sono sentita aprire la terra sotto ai piedi, il neurone è andato il tilt (non ci posso redere, ancora…ancora un’altra donna…e adesso?)

“Sai è da un paio di giorni che ne parlo con mio marito, lui ascolta, mi risponde, mi dice cose, ma io ho bisogno di parlarne con chi ne sa, con chi ci è passata”

Da lì in poi è tutto un defluire di parole, di paure, di dubbi, del mio ascolto, senza interromperla e cercando di rimanere concentrata per rispondere a segno alle sue domande che ogni tanto mi poneva.

E’ stato un pomeriggio lungo, impegnativo, intenso, sfiancante, ma alla fine, dopo circa 4 ore è uscita, si è diretta al piano sopra, con lo sguardo un po’ più sereno, e la ruga profonda in mezzo alla fronte era un po’ meno accentuata.

E adesso si lascia uno spiraglio sempre aperto all’ascolto e al supporto.

QUI

Qui dove da 16 anni a questa parte scrivo parole, concetti, felicità e lacrime.

Qui dove, certe volte, fatico a trovare ordine nel caos di pensieri che si agitano dentro, dove non riesco a trovare il bandolo della matassa.

Qui, come adesso, sto scrivendo per vedere di trovare pace e sentire sciogliere il nodo allo stomaco.

Qui e ora sta comincinado una nuova vita per me, per LaMiaMetà, ma, soprattutto, per la Tata.

La Tata, il perno attorno alla quale ha girato quasi sempre la nostra quotidianità, la Tata che ha preso una decisione che ci ha tolto il fiato, una decisione che fatico a mettere nero su bianco, perchè i retroscena sono tanti e complessi.

Qui dove tornerò per trovare una soluzione quando, con il passare del tempo, l’ansia la farà da padrone, quando la delusione sarà profonda, qui dove, spero, verrò a gioire per i momenti sempre migliori, per le soddisfazioni che la Tata ci darà

VENT’ANNI DOPO

Noto titolo di un libro di A. Dumas.

Data che ha un altro valore per me.

11 giugno 2003 primo intervento per asportazione cancro al seno.

E da lì le priorità sono cambiate, la vita ha preso un’altra piega. completamente diversa da quella di un mese prima.

Durante tutti questi anni tante cose sono cambiate, sono cambiata pure io, in bene o in male non lo so, ma io sono cambiata, a volte mi piaccio altre volte mi detesto, ma sono passati vent’anni.

Vent’anni dopo e sono ancora qui, con tutte le mie contraddizioni.

ASCOLTARE LE PAROLE DI UNA AMICA

Stamattina ho ascoltato le parole accorate di un’Amica, una persona che io considero Amica, una persona che svolge il uo lavoro con cuore, anima e passione.

E’ un medico di famiglia, ma quando dico “medico di famiglia” intendo proprio Famiglia, un medico che si fa carico del paziente e di tutto ciò che lo circonda, perchè lei sostiene che tutto ciò che circonda un paziente va ascoltato, e di conseguenza la famiglia del paziente è come se fosse la sua famiglia.

Questa Amica stamattina era demoralizzata, demotivata,aveva bisogno di parlare e ha chiesto aiuto, ha chiesto aiuto, perchè per l’ennesima volta, hanno messo di paletti ai medici di famiglia, in Emilia- Romagna, non so nelle altre regioni, i medici di famiglia NON POSSONO PIù PRESCRIVERE ECOGRAFIA DI CONTROLLO PER LE PROTESI MAMMARIE IN PAZIENTI ONCOLOGICHE.

Stiamo toccando il fondo, stanno grattando il fondo del barile e, non trovando più fondi, vengono tagliate le prestazioni.

Sappiamo tutte molto bene che le protesi vanno controllate, adesso non si può più fare se non c’è una urgenza, o un quesito oncologico, e tutto questo per un medico, ma ancora di più per un medico di famiglia donna, è frustrante, è destabilizzante, si sentono messi in secondo piano per la pevenzione, non si sentono considerati, quando invece, sono loro a tenere le funi, le redini di noi pazienti, sono loro che conoscono a fondo tutti i nostri problemi, sviscerti sì dagli specialisti, ma alla fin fine, sono loro che debbono indirizzare i loro pazienti verso il percorso di cura migliore caso per caso.

Come paziente di questa Amica, medico di famiglia, ho percepito tutta la sua ansia e demoralizzazione, verso un sistema che ormai li considera solamente dei burocrati, e non persone, professionisti che maneggiano il bene più prezioso di noi cittadini: LA SALUTE.

Questa dottoressa chiede aiuto pr poter svolgere al meglio il suo lavoro.

E noi pazienti siamo sempre meno tutelati

QUANDO CAPITA

Succede che a volte l’ansia si risvegli, che manchi il fiato e che tutto diventi più difficle da sorreggere, diventa difficile essere sereni.

Negli ultimi giorni è capitato spesso, alcune situazioni mi hanno messa sotto pressione ed ero molto in ansia, ma a volte anche arrabbiata.

Quando capita mi riesce difficile distrarre la mente.

Quando capita mi sento inutile e la mente comincia a viaggiare, senza freni.

Quando capita sto male.

Quando capita arrivo ad un punto che mi fermo, ragiono, provo a tornare a gesti quotidiani abitudinari che mi rassicurano.

Quando capitano le giornate in salita fin dal mattino, mi dico che domani è un altro giorno.

Ma quando capitano questi inciampi, che arrivano dopo divesi giorni tranquilli, l’ansia la fa da padrona, e fatico a riprendermi.

Ma oggi . nonostante il grigio, la pioggia, il vento che scompiglia tutto, sto lentamente tornando ad un minio di trnquillità.

Oggi mi gusto la giornata, domani staremo a vedere,

Oggi ricarichiamo le batterie per i giorni durante i quali non avrò energia.

SENZA FINE

Quante volte ho già detto “ho finito le parole”?

Tante, troppe.

E sono di nuovo qui a dire di averle finite, che, forse, mi sono rimaste solo le parolacce, ma non è il caso.

Un’altra vita stroncata dal cancro, una ennesima donna che ha lottato fino alla fine, ma il cancro ha avuto la meglio.

Ed io tutte le volte sono qui ad illudermi che proprio quella persona sarà quella che ce la farà, nonostante tutto remi contro, non riesco, non riuscirò mai a rassegnarmi, mi sento sempre indifesa in queste situazioni.

E’ inutile illudersi, quando un cancro cattivo ti addenta, non ti molla più finchè non ti porta con lui, ma non è giusto, non dovrebbe essere giusto, ci dovrebbe essere sempre la pastiglietta che ti dà un’altra possibilità.

Finirà mai?

10 ANNI

Sono passati 10 anni da quel 4 ottobre.

4 ottobre 2011- 4 ottobre 2021 dieci lunghi anni senza Anna Lisa, nel mio cuore la Nani Bella.

Era bella, era giovane, era malata di cancro, un brutto cancro, una brutta bestia come lo chiamava lei.

Un triplo negativo che difficilmente lascia scampo, ma tutte noi covavamo in cuore che lei ce l’avrebbe fatta, che la scienza sarebbe riuscita dove finora aveva fallito.

Ma quella notte tutte le nostre illusioni, le bugie che continuavamo a raccontarci, furono spazzate via da un sms tragico, brutto, che nessuna di noi avrebbe mai voluto leggere e girare alle altre amiche/compagne di viaggio del pianeta cancro.

Da allora sono passati 10 anni, intensi, ma nulla di allora è stato inutile, sia la tua perdita che il nostro dolore, da quell’immenso dolore è nata l’associazione che porta il tuo nome, che porta il tuo nick per come eri conosciuta in rete.

E’ proprio vero che da una persona buona può nascere solo del bene.

QUANDO…

..hai mille pensieri per la testa, mille situazioni che creano pensieri e stress, mal di testa da venerdì scorso.

Quando in mezzo a tutto questo marasma si infilano gli esami per il tuo follow-up annuale e ti senti una bomba ad orologeria.

Però cominci il tutto con cuore leggero e positività perchè in cuore tuo e nelala mente senti che va e andrà tutto bene, perchè sai che non può piovere sempre sul bagnato.

Ma, alla fine, c’è un ma..incontri il medico che ti fa rimanere esterefatta, incontri il medico giovane che non sa cosa voglia dire “empatia” e ribalta tutto il tuo mondo e le tue certezze.

E’ tutto a posto e niebte in ordine, perchè quedto medico, dopo avertelo detto a voce, lo scrive anche nell’esito dell’esame:

CONCLUSIONI:[…]Si spiega alla paziente la mancanza di evidenza scientifica circa l’utilità della ecografia nello screening delle neoplasie ovariche.

A voi le conclusioni del mio stato d’animo, della rabbia che ho dentro

IL MESE DELLA PREVENZIONE.

Allora, è cominciato da un po’ il mese di ottobre, notoriamente conosciuto come “Il mese della prevenzione del cancro al seno”.

Ripetiamo tutte/i assieme:

– non è partecipando  a tutte le varie catene sul dove tieni la borsa o di colore hai le mutande che si fa prevenzione;

– non è che partecipando a catene insulse che diventi esente dall’ammalarti di cancro al seno e non ti sei di certo parata il cu** e salvato la pellaccia. Il cu** te lo pari e la pellaccia la porti a casa se fai prevenzione.

Prevenzione significa:

– prendere coscienza del proprio corpo ascoltandolo.

_ imparare l’autopalpazione mensile.

– se hai meno di 40 anni una ecografia la seno all’anno è cosa buona e giusta.

– se ha più di 40 anni, ma non rientri ancora nello screening di prevenzione regionale, una mammografia all’anno anche qui è cosa buona e giusta.

– se hai più di 45 anni  rientri nello screening di prevenzoione regionale, quindi partecipa anche qui è cosa buona e giusta.

infine, è cosa buona e giusta, una visita senologica all’anno, il parere di un esperto, che non sia il dottor. Google, è importante.

Seguendo queste poche e semplici regole ti pari il sedere e salvi la pellaccia.

Partecipando alle catene delle borse e del colore delle mutande, se vieni colpita dal cancro, difficilmente ti pari il sedere e difficilmente porti a casa la pellaccia, perchè sappiate, care le mie “catenine”, che di cancro si guarisce seguendo alcune piccole regole di buona senso, ma si può anche morire.

E non è una bella cosa alle soglie del terzo millennio.

Io questo discorso lo feci anche lo scorso anno, ma ho notato che anche quest’anno l’ho dovuto ribadire, facciamo in maniera che il prossimo anno, io non debba essere ancora più cruda e realista.

 

LA BARRICATA

Qiesta mattina ho accompagnato un’Amica ad una visita di controllo post operatorio.

L’Amica è stata operata 10 giorni fa al seno, sembra (lo dico piano) che non ci sia nulla di strano, sembra (lo dico sempre piano) che sia tutto nella norma, anche se il chirurgo ha detto espressamente che era da togliere per evitare noie grosse future.

Stamattina ci abbiamo impiegato un’ora abbondante a raggiungere l’ospedale, che poi è lo stesso dove fui operata io 14 anni fa e dove tutt’ora mi seguono. A Bologna c’è il Cersaie, quindi la città è praticamente bloccata.

Durante il tragitto, abbiamo parlato di tutto, ma senza entrare in discorsi pesanti, nessuna delle due aveva voglia di pronunciare la parola “cancro”, “chemioterapia”, “morte”, parlavamo di libri, ogni tanto inveivamo contro gli altri automibilisti, scooteristi e biciclettisti.

Ma intanto la nostra meta si avvicinava e a me saliva un attimo l’ansia.

Mi fa sempre una strana impressione trovarmi in quei corridoi, in quegli ambulatori, incrociare medici ed infermieri che mi riconoscono, che chiedono, che si informano, quelli che conosco più da vicino chiedono della Tata e della Figlia, essendo pure lei passata da lì.

Stamattina in sala d’aspetto c’erano diverse persone e le guardavo, ponendomi la solita domanda “quanti di loro, quante di queste donne sono qui in attesa di una risposta, quante di loro si sentiranno fare una diagnosi di cancro?”

Intanto i minuti passavano e quando ho sentito chiamare il cognome dell’Amica mi si è gelato il sangue, la volevo seguire, la volevo accompagnare, ma poi mi sono resa conto che era un momento suo ed era già sparita.

Ho preso fuori dalla borsa il tablet per leggere, tentando di concentrarmi, per non pensare.

Poi lei è riapparsa, la medicazione è a posto, manca ancora istologico, la prossima settimana faremo un altro viaggio, ma intanto bisogna attendere, ma il “mio” chirurgo l’ha rassicurata dicendole che al 99% è tutto a posto e non ci sarà bisogno di nient’altro, tranne un po’ più di attenzioni.

Siamo uscite e, senpre parlando di libri, siamo rientrate.

Mi sono calmata io ormai sono dall’altra parte della barricata.