Archivio mensile:febbraio 2016

DI NUOVO

Ed eccomi di nuovo qui.
Qui a Vigorso, al bar dopo aver accompagnato il Ferrari a firmare.
Di nuovo qui con davanti un tè, il pass da accompagnatore, il cellulare ed un taccuino.
I soliti baristi, un saluto, un sorriso, un saluto ed un sorriso a tutti gli altri ospiti,vecchi e nuovi, tutti con le loro aspettative.
Ed eccoci di nuovo qua, tutti assieme appassionatamente

UN SOGNO DA RIFARE

Mattina strana, che segue una nottata strana.
Una notte fatta di sogni, di un sogno nel quale io sognavo di dover rifare un sogno, di un suono della sveglia che è arrivato durante questa fatica di rifare un sogno già fatto.
Un suono che mi ha di nuovo catapultata in una nuova giornata che girerà freneticamente, quando io non sono ancora pronta a salire su questa giostra che gira senza mai fermarsi, che gira incredibilmente forte creando dei vortici nei quali ci si sente risucchiati e, dai quali, non si vede via d’uscita.
Oggi poca voglia di girare, oggi il cielo è grigio, ma almeno non c’è la cappa di nebbia di ieri, una finestra che dà sullo stesso panorama tutti i giorni, a tutte le ore che inesorabilmente passano anche qua dentro.
Oggi manca la volontà di salire sulla giostra e di adeguare il ritmo personale, a quello imposto dalla giostra, oggi ci vorrebbe la bacchetta magica per annullare tutto oppure per dare l’andatura giusta per non cadere.

DI CANZONI, DI RICORDI E NUOVI ORIZZONTI

Gli Stadio hanno vinto Sanremo.
Grande gioia per me, io fan sfegata da 30 anni circa.
Qualcuno, a notte fonda quando ono stati annunciati i vincitori, hap ensato a me ed alla mia gioia.
Io quella notte dormivo, ma la contentezza e la gioia sono state grandi.
Con gli Stadio ho festeggiato la fine della chemio e della radio nel lontano 2004, mi regalai i biglietti per un loro concerto che tennero qui a Bologna al teatro Manzoni. Ci andai con LaMiaMamma e con LaMiaSorella, la fine di quel lungo e tormentato periodo andava festeggiato con loro e degnamente.
Quando ascolto le loro canzoni mi commuovo sempre, spesso gli occhi si inumidiscono, pensando a loro, a quel concerto.
Intanto nuovi orizzonti si stanno aprendo, non si sa dove andrò a parare, mi basta solamente incontrare qualche medico che mi lenisca un po’ il dolore alle ossa che mi tormentata da diversi mesi a questa parte.
Sono stati due giorni faticosi, avanti e indietro per esami, radiografie, ecografie e lunghi tempi d’attesa nelle sale d’aspetto. Ma sempre con tanta fiducia nelle persone che ho incontrato, tutte gentili, disponibili e pronte alla battuta per alleggerire lo snervo delle attese e dell’ascolto delle chiacchiere inutili.
Un ultimo passo, ma con una diversa branca della medicina, mi aspetta lunedì, poi dovrei aver chiuso il cerchio di questi controlli, se ne riparlerà, forse, dopo le vacanze, che stiamo già imbastendo, con l’aiuto della Tata, sempre pronta a dare suggerimenti.
E da stamattina il Ferrari ha ricominciato le terapie a Vigorso, da domani mattina lo accompagnerò anche io, così faremo due chiacchiere durante gli spostamenti, assieme, e io tornerò in quel bar a leggere, ma il libro che to leggendo ora non è quello precedente, questo è un thriller, insomma con questo non si farà teatro, questo rispecchia un po’ il mio umore.

Ma intanto gli Stadio hanno vinto Sanremo

 

QUASI 60

Nei giorni passati è arrivato anche il mio compleanno.
E’ passato un po’ in sordina, è caduto nell’unico giorno, da inizio mese, che non stavamo frullando come trottole fra terapia di recupero, medici e ammenicoli vari legati alla mano traumatizzata.
Ho compiuto i classici anni con il numero che non mi piace, non mi dice niente.
59.
E’ un numero insulso, come tutti i numeri che finiscono col 9.
Non è più 50 e non è ancora 60.
Se dici 58, ti senti dire che sei ancora giovane, se dici 59…sì te lo dicono lo stesso, ma con una frazione di secondo in più alla reazione.
Ti fanno capire che ormai se girata verso quella china che si chiama terza età, ma non è ancora conclamata, insomma non sei nè carne e nè pesce.
Ho driblato dicendo che io ho compiuto quasi 60 anni, lasciando un po’ spiazzati gli interlocutori, come un personaggio molto famoso in questo periodo che alla risposta così data da mia figlia, ha chiesto chiarimenti (Come quasi 60? o 60 o…) e io me la immagino la sua espressione, perchè è uguale a tutte le altre che ho visto in questi giorni.
Quindi abituatevi all’idea che, per un anno ancora, io avrò quasi 60.
al prossimo giro di candeline ne riparleremo.

GUIDA ASTROLOGICA PER CUORI INFRANTI

Non è mia abitudine parlare o recensire libri, non ne ho le capacità.
Per me i libri si dividono in due categorie:
– quelli che mi piacciono e che divoro;
– quelli dhe non mi piacciono e che abbandono miserabilmente al loro destino, perchè sono proprio brutti e illeggibili.
Ma in questo caso ne debbo parlare.
Guida astrologica per cuori infranti.
Questo libro mi ha tenuto compagnia nelle mattine al Centro Protesico di Vigorso.
Mentre aspettavo che il Ferrari finisse la sua terapia, mi rifugiavo al bar, a leggere come se non ci fosse un domani,
Leggevo per non guardarmi attorno, per non vedere, per non pensare, ma questo libro mi ha aiutata, mi ha strappato delle grasse risate.
E, come dicevo più sopra, ho fatto teatro, leggendo e ridendo, guardandomi attorno e vedendo lo stupore negli occhi delle persone che erano lì, finchè qualcuno non mi ha chiesto cosa stessi leggendo.
E lì è partita la mia vena Jamaican Style.
Leggevo ad alta voce il passaggio incriminato, ma lo leggevo alla mia maniera…quante risate ho strappato.
E da quel momento ho imparato a leggerlo per divertirimi, per divertire, anche se poi nessuno chiedeva, io leggevo e ridevo,e loro sorridevano.

UN COLPO DI CODA

Un colpo di coda, debbo dare un colpo di coda, scrollarmi da addosso questa apatia, questa depressione.
debbo fare programmi, distogliere la mente dal pensiero della stanchezza, dell’apatia.
debbo distogliere la mente dal pensiero del dormire come soluzione a tutto.
distogliere la mente dal pensiero di andare a letto, dormire e non pensare.
non servirebbe a nulla, al risveglio sarebbe tutto come prima.
Mi debbo scrollare, non debbo continuare a scivolare lungo questa apatia.
debbo dare un colpo di reni, un colpo di coda e ripartire.

PENDOLARI

Sono stanca, Stamattina ho tanto sonno.
Oggi sarà una giornata lunga, passata per ospedali. Come dice un’amica “…una vita da pendolari di ospedali”.
E a lungo andare la mente non riesce più ad ingannarsi, la fatica prende il sopravvento e allora, cominci a sentire la stanchezza, ti dà fatidio tutto, stenti a sopportare le persone.
quando hai solo voglia di piangere e tutto te lo impedisce, perchè dall’esterno ti dicono che non ne hai nessuna ragione, che siete stati fortunati, perchè ha perso SOLO un dito e non tutta la mano, che i tuoi e i suoi esami vanno bene, e che anche il polipo verrà rimosso e andrà tutto bene.
TUTTO.
Ma questo continuo bazzicare ospedali, centro di recupero tutti i giorni, il dover far fronte a tutto il dolore e la fatica che ti passano sotto agli occhi, diventa intollerabile, significa che tutti i giorni devi andare alla ricerca di appigli per mantenerti a galla, per non farti sopraffare dallo sconforto.
E tutto attorno a te grida che non puoi piangere, perchè il pianto è sinonimo di battaglia persa, di debolezza.
Sì, ho perso, ho perso contro la corazza che mi difende.
Questa volta si è incrinata.

LE FRAGILITA’

Stamattina mi sento fragile,con le lacrime in tasca.
Stamattina tutto quello che esula da me, dal mio ombelico mi irrita, tutto quello che non gravita attorno al mio mondo mi disturba.
Sono pronta ad azzannare alla giugulare chiunque si metta di traverso.
L’esame dell’altra mattina mi ha destabilizzata. Ho provqto tanto dolore, ho pianto, ho pianto di dolore, di rabbia e di paura.
E l’infermiera che mi era a fianco ha capito la mia paura, l’ha sentita e si è attivata, nel suo piccolo credeva di dire una banalità, ma accompagnarmi in quel salottino di fortuna ricavato in un angolo dello studio, farmi sedere davanti ad una sedia che fungeva da tavolino, con un thermos di teà caldo, fette biscottate, miele, marmellata e biscottini. mi ha risollevato il morale, mi sono sentita accarezzata, mi sono sentita meno depressa.
Ci vuole poco e, questo poco, le donne sanno trovarlo.

LEGGERE ALLO SFINIMENTO

Leggere come se non ci fosse un domani.
Leggere in questo bar come se fossi sola..
Leggere e ridere, infischiandomene di quello che potrebbero pensare le persone.
Ma credo che qualcun a di loro cominci ad apprezzare le mie risate, mi guardano e sorridono.
Mi basta e avanza questo per attaccare bottone, condividere con loro le mie risate, giovani e anziani, pazienti, medici e fisioterapisti, parlare di libri con loro mi entusiasma e li entusiasma.
Come se fossi a casa, a parlare di libri con Elena, la mia compagna di letture.
E questov teatro di parole, di racconti fatti da me e di risate continua finchè non li debbo salutare: “A domani, ci si vede qui, alla stessa ora, con lo stesso libro, almeno fino a chè questo non sarà terminato, poi vediamo…”
Ed uscire di scena sempre ridendo e con il sorriso addosso, e la luce della felicità negli occhi.

ALLA RICERCA

Un riappropriarsi della calma. Un tavolino, il cellulare, il tablet, un taccuino e una biro.
E il malumore si attenua lentamente. Sto tornando normale.
Lo scambio di sms con un’amica aiuta. Aiuta a sollevare il morale, a mettere in pace l’anima.
Una giornata persa fra Vigorso nella mattinata e dal mio medico nel pomeriggio.
Pensiamo positivo, ho tanto tempo per leggere.